Un sincero
augurio
(a mia figlia, innanzitutto, perché il futuro sia
per lei sempre promettente; ai miei eroici lettori, senza i quali questo blog
non esisterebbe; ai miei cari e ai miei amici che mi sopportano; a tutti quanti; e, per finire,
a me)
Con la mezzanotte mi auguro che vadano in cocci tutti i
nostri timori sul futuro prossimo. Mi auguro che chi sta subendo minacce di
morte, torture e sopraffazioni, riceva giustizia, veda puniti i suoi
persecutori e possa vivere in pace, come vuole. Mi auguro che chi crede in Dio,
in qualsiasi Dio, possa continuare a farlo senza il timore di essere arrestato
o ucciso per questo; e chi è scettico o chi non crede mi auguro che possa
continuare ad esprimere il proprio pensiero senza che i credenti lo censurino o,
peggio, lo perseguitino come infedele. Mi auguro che tutti coloro che non hanno
mangiato abbastanza, che non hanno avuto da mangiare per i propri figli, che si
sono ammalati o che hanno avuto un malato in famiglia non perdano la speranza
di vedere risolti i propri problemi. Mi auguro che i violenti paghino per i
loro atti, ma anche che chi ha subito una violenza trovi il coraggio di
proseguire a vivere e a cercare la propria felicità, ma soprattutto trovi la forza di continuare a credere nella libertà.
Con la mezzanotte mi auguro che vadano in frantumi le profezie
di sciagure, di fine del mondo, di sventure. E che tutti coloro che navigano in
internet abbiano un po’ più di fiducia nella ragione e nella sensibilità dell’uomo
e un po’ meno nella potenza e nell’incanto dei mezzi tecnologici; mi auguro che
credano un po’ meno a tutto ciò che viene messo in rete e un po’ più nella
ragione critica, nella lettura, nella riflessione, nello studio, nella parola, nell’arte,
nella musica, nella natura. Anche solo un po’ di più.
Un po’ di più, appunto. Poiché l’anno appena trascorso è
stato molto difficile per tutti, basterebbe davvero poco di più per essere più
sorridenti e più felici. Auguro a tutti di trovare quel “poco di più”.
Buon 2013!
“Se distruggiamo ogni piacere nel corso della vita, quale
specie di futuro ci prepareremo? Se non si sa godere per il ritorno della
primavera, come faremo ad essere felici in un’utopia che ci risparmi il lavoro?
In che modo sfrutteremo il tempo libero che le macchine ci largiranno? […]
Sostenendo che nulla deve essere ammirato tranne l’acciaio e il cemento armato,
si rende più probabile una situazione in cui gli esseri umani non avranno altro
sfogo per le loro superflue energie se non l’odio e l’adorazione di un qualche
duce” (George Orwell, Elogio del rospo,
in G. Orwell, Nel ventre della balena e
altri saggi, Milano, RCS, 2010, p. 286).
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George Orwell |
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