DELLA "LIBERTA' DI COPIARE"
Marcello Dei insegna Sociologia dell’educazione all’Università
di Urbino. Collabora con la rivista Il Mulino (rivistailmulino.it) e con l’omonima casa editrice bolognese ha pubblicato alcuni libri sulla scuola
italiana (ad esempio: La scuola in Italia,
nel 2007, e la recente nuova edizione di questo volume che ha come sottotitolo Radiografia di un sistema scolastico).
Lo scorso anno ha fatto molto discutere il suo Ragazzi, si copia. A lezione di imbroglio nelle scuole italiane (Il
Mulino, Bologna 2001), basato su un’indagine statistica dei comportamenti e
delle idee di studenti, genitori e insegnanti italiani.

Se questi dati sono veri, e non ho alcun motivo per non
ritenerli tali, c’è da credere che anche durante gli esami di Stato la pratica
del copiare sia non solo utilizzata (ogni persona di buon senso sa che è così…),
ma persino incentivata dagli adulti. Si dirà: è così ovunque, anche nei paesi
più civili del nostro. Risponderò: sì e no. Sì, poiché anche negli Stati Uniti,
come lo stesso Dei ricorda nel suo libro, gli studenti dichiarano di copiare;
no, perché la questione, in quel paese, sta sollevando un grande allarme
sociale e gli adulti, genitori e insegnanti, si dicono molto preoccupati. Ecco,
è questo che manca da noi: l’allarme sociale. Pochi in Italia hanno sollevato
la questione con forza: tra gli altri, oltre a Marcello Dei, va ricordato il Gruppo di
Firenze (gruppodifirenze.blogspot.it). Senza arrivare al punto di auspicare che il copiare venga
sanzionato come un qualsiasi reato (come sembra che avvenga in alcuni paesi),
in Italia potrebbero almeno discuterne gli addetti ai lavori, cioè gli
insegnanti; invece non solo non ne discutono, ma in non pochi casi li ho
sentiti giustificare la pratica anche se avviene durante l’esame di Stato, anzi,
ancora di più se avviene durante questo.
Il ragionamento di costoro è più o meno il seguente: “l’esame
è una presa in giro, tanto vale comportarsi di conseguenza, cioè truffare”.
Credo che a ciascun insegnante che abbia almeno 5 anni di servizio nella scuola
italiana sia capitato di incontrare colleghi che fanno una o più delle seguenti
cose: coprire chi copia durante le prove scritte d’esame, comunicare le domande
o gli argomenti della terza prova scritta (il cosiddetto “quizzone”) prima del
suo svolgimento, informare gli studenti sulle domande che gli verranno rivolte
durante il colloquio orale… Anche in questo caso, come in quello di cui parlavo
ieri, è molto probabile che nel produrre questi atteggiamenti giochi un ruolo
importante il narcisismo di qualche insegnante: mostrare che i “propri”
studenti hanno raggiunto valutazioni elevate fa brillare di luce riflessa anche
il docente che li ha preparati.
Ma la questione più importante è un’altra: l’insegnamento che
gli studenti ricavano da questi comportamenti è devastante. Perché, d’ora in
poi, tutto ciò che lo Stato e le leggi chiederanno a quei giovani come cittadini
dovrebbe essere da loro eseguito? Perché mai, dal momento che proprio coloro che per
primi dovrebbero osservare quelle norme (i docenti) non le rispettano? Perché osservare
le leggi, pagare le tasse, non truffare il prossimo, svolgere il proprio dovere
se tanto, prima o poi, si troverà un compiacente funzionario pubblico che ci
incoraggerà a trasgredire?

È chiaro a tutti, credo, che queste motivazioni nelle mani
degli studenti diventano dei facili alibi per giustificare la pratica del
copiare. E, come dicevo prima, l’effetto educativo è devastante: i nostri
giovani non capiranno mai, in tal modo, che il rispetto della legalità è e deve
essere precedente, in uno Stato di diritto, ad ogni ideologia politica, ad ogni
giustificazione partigiana del proprio comportamento. Non esiste più legalità,
in quello Stato di diritto, se ogni cittadino può disporre a proprio piacimento
di alibi ideologici e politici per violare la legge. Ci stupiamo, poi, che in
Italia percepiscano le pensioni di invalidità i falsi ciechi o che vi siano
centinaia di migliaia di evasori fiscali che la fanno franca? Con gli esempi
che arrivano ai giovani dagli adulti che dovrebbero educarli, questo risultato
è il minimo che possiamo attenderci da loro: piccoli evasori crescono.
ciao Carlo, " che tristezza"!!! i pochi insegnanti che si oppongono a questo sistema sembrano fare inutili battaglie contro i mulini a vento, e si sentono anche dire " ma che male fanno? in fin dei conti stanno solo copiando!!". Poi un giorno ti racconterò la mia esperienza da commissaria interna....Genziana
RispondiEliminaCiao Genziana! Mi racconterai, ma immagino già ora l'esperienza... Purtroppo hai ragione, chi si oppone viene accusato di essere crudele (se commissario esterno) o di... "remare contro la classe" (se interno). Le stesse persone che vomitano fuoco e fiamme contro gli studenti sorpresi a copiare durante l'anno scolastico, magari proponendo anche bassi voti di condotta, all'esame si trasformano e diventano difensori delle truffe. Accade questo per narcisismo? O perché siamo italiani e abbiamo uno scarso senso della legalità? Ciao carissima, e buon lavoro (perché immagino che tu non abbia ancora finito...)!
EliminaApprovo al 100% e apprezzo moltissimo la coerenza tra il suo comportamento e il suo pensiero! ;)
RispondiEliminaRitengo preoccupante questo fenomeno e soprattutto l'aspetto da lei sottolineato: chi copia non si sente in colpa per l'inganno ai danni dell'insegnante e dei compagni; anzi, si vanta della propria "furbizia" (e sul termine si potrebbe scatenare un dibattito molto acceso proprio riguardo alla "furbizia all'italiana") senza pudore!
come se ottenere senza meritare fosse motivo di lustro e non di vergogna...
p.s.: sì, anche io ho fatto copiare più di una volta... e solo a posteriori mi rendo conto che, se nessuno facesse copiare, la vita del copione sarebbe molto più dura... mi sarei dovuto sentire complice!
--- Il suo anonimo preferito :)
Kant disse che il rimorso per aver sbagliato, non la perfezione morale, dimostra non solo che l'uomo è libero, ma che sa comprendere la differenza tra il bene e il male. In altre parole: a tutti capita di sbagliare, in ogni momento della vita, ma non tutti apprendono qualcosa dai propri errori. Tu, a quanto mi dici, stai apprendendo... che ne dici di completare l'opera e di rivelarti?
EliminaForse gli insegnanti onesti, che credono nel loro lavoro non sono una minoranza, ma non avendo come scopo il potere, non amano i riflettori. Chi ama l'Essere più dell'Apparire, oggi come ieri, non ha la strada spianata..spesso é frainteso e invidiato (soprattutto se donna), boicottato..a volte forse anche deriso..ma mai sconfitto.
RispondiEliminaNon smette mai di Essere chi crede nell' importanza dell 'Essere. La più grande soddisfazione di un insegnante in pensione è, a distanza di tempo, ritrovare quell'Essere nei sui ex alunni, anche nei meno brillanti, scolasticamente parlando.
I mezzi di comunicazione cambiano, c'é facebok..ci sono le mail..ma il dialogo/confronto continua..anzi si allarga, coinvolgendo mogli/mariti e dolci, piccoli pargoli. Una cena é l'occasione giusta per ritrovarsi diversi nel e per il tempo..ma simili nelle passioni e nei valori: la curiosità' verso la vita, l'amore per la famiglia, l'impegno e l'onestà del lavoro, la tolleranza che nasce dalla fiducia e dal rispetto di se stessi e dell' altro..(Stefa Ross)
Ciao Stefania! sono d'accordo con te. In genere la parte migliore del nostro lavoro è oscura, ignota ai più. Unici testimoni, oltre ai languidi muri delle aule, sono i nostri studenti. Se sei riuscito a comunicare qualcosa di importante, un segno positivo nella formazione dei giovani lo lasci di sicuro, anche se nessun preside e nessun ministro ti premieranno mai per questo. Com'è noto, per ottenere premi e visibilità devi fare un progetto... Ciao!
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RispondiEliminastudente(operaio),
RispondiEliminaProfessoreeeee! Sto aspettando il voto della maturità e non può immaginare che sollievo,soprattutto dopo lo stress finale che è stato davvero intenso e a mio avviso del tutto inutile. Ad ogni modo le comunico che nella nostra scuola ben 2 classi sono arrivate alla terza prova sapendo 6 domande su 12 !!!!. Tre di esse sono state comunicate dal professore interno durante i giorni conclusivi dell'anno scolastico. Le altre tre invece, sono state ricevute da un professore esterno!! (se le dico il modo rimarrà esterrefatto...). Inoltre il professore interno si è poi preoccupato (ci mancherebbe...) di comunicare agli studenti le domande che avrebbe chiesto all'orale, addirittura via telefono (vede la tecnologia come avanza...). Secondo il mio modestissimo parere ciò è dovuto al narcisismo dei suoi colleghi,ma ritengo allo stesso modo ingiusto che lei non segnali tali azioni una volta che le capitano sott'occhio. L'indifferenza è una brutta bestia.
Professoreeeee... E' la prima volta che leggo i suoi articoli e sono davvero molto interessanti soprattutto quello riferito "all'utilità dell'esame di stato".Comunque le righe a cui rispondo firmate "Anonimo" son le mie (le altre no...), ma d'ora in poi lascerò scritto il mio nome alla fine di ogni commento per evitare equivoci.Spero di rivederla presto ma nel frattempo la seguirò costantemente nei suoi articoli!!! Omar Santinelli
EliminaCiao Omar! Quindi avete finito tutti? (fammi sapere qualcosa scrivendomi alla mia email facebook). Sì, è sempre meglio firmare quel che si scrive. Certo che ci rivedremo presto, lo spero anch'io! Riguardo a quel che scrivi nell'altro commento, conferma quel che ho detto, ma anche la difficoltà che abbiamo noi insegnanti e voi studenti a portare a galla il fenomeno e a denunciarlo: spesso si tratta non di esperienze che si svolgono sotto i nostri occhi, ma di episodi che vengono riferiti ad esami conclusi dagli stessi studenti che ne sono stati testimoni. Come denunciarli? Certo che se mi capitassero sotto gli occhi, come dici tu, qualcosa farei. A presto, allora, e in bocca al lupo!
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