lunedì 18 febbraio 2013

Il rifiuto di Grillo a farsi intervistare


La democrazia unidirezionale di Grillo


Il tweet con cui Grillo ha annunciato che l'intervista
non ci sarebbe più stata.
Grillo ha annullato la sua intervista a Sky Tg24 che, circa un paio di settimane fa, si era impegnato a fare. Due sono le considerazioni che deduco da questa decisione. La prima: un impegno preso davanti a tutti va mantenuto. Non è proprio questa mancanza di coerenza rispetto alle promesse fatte che viene imputata alla “casta” della vecchia politica? Comincia male l’avventura politica di un leader che rifiuta di farsi intervistare dopo aver dichiarato che l’avrebbe accettato. La seconda: Grillo non vuole sostenere confronti. Nonostante il gran parlare di diversità del suo movimento rispetto agli altri partiti, in realtà Grillo utilizza la vecchia arma impiegata dai partiti di massa fin da quando sono nati: la comunicazione unidirezionale.

Osserviamo gli strumenti attraverso i quali si è fatto conoscere e con i quali sta facendo propaganda: internet e le piazze. Sul suo blog non c’è dibattito, ma domina inarrestabile solo la sua voce; non vi sono garanzie di alcun tipo circa la veridicità dei commenti che vi arrivano; non si sa se essi siano filtrati o meno; non vi sono mai risposte dirette al profluvio di commenti che inonda quotidianamente il blog; le risposte sono sempre generali e generiche, mai pertinenti ad una singola richiesta. Nelle piazze questa unidirezionalità è addirittura più marcata: Grillo vi svolge il ruolo di “one man show”, non solo senza contraddittorio (come avviene in tutti i comizi), non solo sostenuto ed esaltato dalla folla in tripudio (come sempre accade durante i discorsi di leader di fronte a folle plaudenti), ma rafforzato da violente azioni di censura, come quella accaduta qualche giorno fa, quando il leader del M5S ha letteralmente cacciato dalla piazza dello “Tsunami tour” il cameraman di Rai 3 (vedere qui).


Sul suo blog la spiegazione del rifiuto di recarsi in televisione è affidata ad un video (vedilo qui) di poco più di un minuto, in cui scorrono immagini di politici intervistati, mentre in sovraimpressione compare un breve testo che dice perentorio: “Ci sono due modi per fare campagna elettorale. Il primo serviti e riveriti nei salotti tv, magari con trasmissioni ‘cucite addosso’. Noi preferiamo il secondo: nelle piazze, tra la gente. Perché la politica è delle persone. Per questo il 24 e 25 febbraio votate per Voi MoVimento 5 stelle”. Il testo termina minaccioso così: “Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere”. Sul blog di Grillo il video è stato commentato, a tutt’oggi, da oltre 500 persone e ha ricevuto quasi 8 mila “mi piace”. I commenti (vedere qui) sono in massima parte di sostegno e condivisione della scelta di Grillo di non farsi intervistare; molti, pur dicendosi delusi e pur chiedendo spiegazioni al leader per questa decisione, dichiarano che comunque non gli toglieranno il voto; una ristretta minoranza protesta e annuncia di togliere il proprio sostegno. Ma a nessuno dei commentatori Grillo o Casaleggio si degnano di rispondere. I commentatori si accapigliano tra di loro, si offendono vicendevolmente, ma nessuno di loro ha ricevuto una risposta. Che democrazia sarebbe questa? Lasciare che il pubblico si scanni dietro ogni affermazione del leader, come se fosse un oracolo i cui vaticini vanno accettati così come sono, in modo da diffondere l’illusione di una partecipazione attiva? La democrazia “grillesca” ricorda le maggioranze “bulgare” dei regimi dell’Europa orientale, quando le più efferate decisioni dei dittatori che imperavano colà erano presentate come “la volontà delle masse”.

A destare più impressione, infine, è il linguaggio utilizzato in alcuni di questi commenti dai più infiammati fan di Grillo. Una certa “Agnese” ha postato queste parole, a difesa del rifiuto di Grillo di farsi intervistare: “la rivoluzione ci sarà. Se non il prossimo fine settimana, sarà tra un mese, o tra un anno, ma ci sarà. Come tutte le rivoluzioni si porterà dietro una coda di durezze, ricordiamoci del terrore in Francia, delle guardie della rivoluzione in Iran, delle riprogrammazioni in Cina. Ricordiamoci anche di Komarovsky (Pasternak) che faceva affari con lo zar prima e con i comunisti dopo. In poche parole: i vincitori portano con loro tutte le buone ragioni e sempre cercano vendetta sui vecchi tiranni ed i loro leccapiedi. I furbi galleggiano sempre e gli affari prosperano comunque. I ‘talebani’, in buona fede o no, rischiano sempre l'estremismo e spesso diventano più ingiusti di coloro che hanno spodestato. Dunque, se sarà rivoluzione, che sia pura, non lasciamo spazio ai cretini, ai furbi ed ai travestiti”.
Grillo Danton?...

Un commento davvero lugubre: per questa grillina dopo le elezioni, e dopo il prevedibile successo del M5S, dovrà essere scatenato il Terrore come nella Francia di Robespierre e Danton; gli stadi dovranno essere riempiti di oppositori da trucidare, come accadde in Iran dopo il 1979, o nell’Afghanistan dei talebani; i “leccapiedi” dovranno essere processati per direttissima, senza avere diritto alla difesa; la rivoluzione grillesca sarà crudele, ma ciò, secondo la commentatrice, è accettabile, perché essa porterà Giustizia, sarà levatrice di Verità, farà trionfare il Bene.

...o talebano?
A far da eco a queste parole proprio ieri sera, durante la trasmissione In onda diretta su La7 da Luca Telese e Nicola Porro, ho letto un tweet di un sostenitore di Grillo: la trasmissione era dedicata proprio al rifiuto di Grillo di andare su Sky (titolo: Grillo, ve la do io la tv!); ne discutevano, insieme ai due suddetti giornalisti, Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni, ospiti in studio. In particolare Ferrara si è scagliato contro Grillo, affermando che il leader del M5S non vuole comparire in tv perché sarebbe incapace di rispondere a domande sul suo fumoso e velleitario programma. Ebbene, un ascoltatore, evidentemente fan di Grillo, ha così commentato in uno dei tweet che scorrevano in basso durante la trasmissione: “la nostra presenza in Parlamento sarà una bomba! Che ci frega dei programmi?”.

Dopo le elezioni temo che il Parlamento risulterà frantumato, se non addirittura ingovernabile. Stando alle previsioni, potrebbe risultare diviso tra un 25-28% del centro-destra, un 35-38 % del centro-sinistra e un 15% circa dei “montiani” (vedi ad esempio qui uno degli ultimi sondaggi). In questa situazione, la presenza del MoVimento5Stelle potrebbe essere davvero una bomba politica, perché potrebbe ottenere tra il 15 e il 20% dei suffragi. Teniamo presente che ciascuna coalizione è ulteriormente frantumata al suo interno: ogni schieramento è formato almeno da 2-3 partiti o movimenti, non perfettamente allineati con le dichiarazioni dei leader circa le possibili future alleanze di governo. Come farà Bersani, dato per vincitore, a conciliare Vendola con Monti? E lo stesso Berlusconi, nell’ipotesi (speriamo solo fantasiosa) di una sua vittoria, come terrà insieme l’alleanza con una Lega che si è già pronunciata contro il condono tombale? A chi chiederà l’appoggio per governare?

L’ingovernabilità è insomma un esito possibile. Ma oltre a questo, dobbiamo temere anche la guerra civile? Stando alle sparate dei grillini più facinorosi si direbbe di sì. Certo, si tratta di affermazioni all’italiana, e si sa che gli italiani, quando si mettono in politica, sono spesso dei tromboni. Ma in passato sono stati proprio i tromboni a produrre le più spaventose catastrofi nazionali: tra 1922 e 1943 l’Italia ha avuto uno spaccone al governo, sostenuto, prima ancora che dagli agrari dell’Emilia-Romagna, da teste calde e tromboni come i fan di Grillo che ho citato sopra. Nel momento in cui andremo a votare, tra qualche giorno, sarà bene non sottovalutare il fenomeno del MoVimento5Stelle, e ricordarsi della democrazia unidirezionale di Grillo. Meglio avere oggi un po’ di sano timore per le “trombonate” sparate da certi leader e dai loro sostenitori, che trovarsi domani a pentirsi del proprio voto.



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