Luca Capomagi è
un mio ex studente. Oggi è laureando in Economia. Colpito dalle affermazioni
demagogiche di chi afferma che la Banca Centrale Europea sarebbe una truffa
inventata dal sistema finanziario per danneggiare gli Stati e i cittadini, mi
ha inviato la lettera sottostante: un po’ per discutere della questione con il
sottoscritto, un po’ per sfogarsi contro i complottisti. Con il suo consenso,
ho deciso di pubblicare la lettera, mettendola a disposizione dei lettori del
blog e suscitare, se non un dibattito, almeno una riflessione sulla nostra
appartenenza alla UE. Credo sia importante, in questa congiuntura storica,
informarsi bene sulla questione, poiché vi sono forze politiche che stanno
ponendo al centro dei loro propositi l’uscita dall’Euro, o addirittura
dall’Unione.
La lettera è
molto lunga, perciò mi sono permesso di dividerla in due. La parte pubblicata
oggi è la più complessa: si occupa delle problematiche collegate all’emissione dell’euro e si
cimenta in una confutazione delle teorie cospirazioniste. Queste ultime
sostengono, in particolare, che dietro l’emissione di “moneta a debito”, da
parte della BCE, vi sarebbe un profitto non dichiarato, chiamato “signoraggio”,
che sarebbe intascato impunemente dalla Banca Europea e dal sistema finanziario
in genere. Luca cerca di dimostrare che queste convinzioni sono castelli campati
in aria.
La seconda
parte della lettera (che posterò tra qualche giorno) si occupa delle
conseguenze che l’Italia potrebbe patire nel caso (malaugurato) di uscita
dall’eurozona. Della questione mi ero occupato nel post del 23 agosto 2012.
Ringrazio Luca
per aver accettato di pubblicare la sua missiva e lascio la parola ai lettori
del blog. Buona lettura!
La lettera di Luca.
Prima parte: Signoraggio,
moneta a debito, riserva frazionaria
L'Euro Tower di Francoforte sul Meno, sede della Banca Centrale Europea |
Proverò ad essere esauriente e a spiegare in modo semplice
le fasi della creazione della moneta; poi mi soffermerò su cosa potrebbe accadere
se uscissimo dall'Euro. Ci metterò di mezzo anche tre concetti tanto cari ai “signoraggisti”
ed ai “complottisti”: SIGNORAGGIO, MONETA A DEBITO, RISERVA FRAZIONARIA, concetti
reali ma diversi da come costoro ce li vogliono far apparire.
PREMESSA:
- La Banca Centrale (da ora BCE), PER STATUTO (vedilo qui) è
l'unica a poter creare moneta e, sempre PER STATUTO, distribuisce gli utili
agli Stati.
- Tutte le Banche Commerciali (da ora BComm) hanno un conto
aperto presso la Banca Centrale Nazionale (Banca d'Italia), che rappresentano
la RISERVA OBBLIGATORIA.
- La BCE agisce nel mercato SOLO attraverso le BComm, MAI
direttamente.
COME I SIGNORAGGISTI CREDONO CHE SI CREI LA MONETA:
1) La BCE crea 100€ “dal nulla” ad un costo irrisorio (1€)
2) Ogni Stato dà alla BCE 100€ di Titoli
3) Alla scadenza del Titolo lo Stato paga alla BCE il 3% di
interesse (3€) e riprende il Titolo.
TRUFFA! SCANDALO! La BCE ha guadagnato 102€! [100 – 1(costo
di fabbricazione) + 3(interessi)]. Vogliamo la sovranità monetaria, cosi
possiamo stampare tutto quello che vogliamo: il reddito di cittadinanza,
l’annullamento del debito pubblico ed altro ancora!
IN REALTA' LA BCE NON PRESTA DENARO ALLO STATO!
VEDIAMO ALLORA COME SI CREA LA MONETA VERAMENTE:
CONCETTO BASE 1) La
BComm usa PARTE dei depositi per concedere prestiti o fare investimenti
(RISERVA FRAZIONATA). Riserva frazionata significa che di ogni deposito che il
privato (o l'azienda) fa in banca, una parte viene conservata nei caveau della banca (è la RISERVA
OBBLIGATORIA, ed è una percentuale non fissa, le cui oscillazioni fanno
aumentare o diminuire l'offerta di moneta, cioè la quantità di moneta in
circolazione), e la restante parte serve a concedere nuovi prestiti. Si può
dire che così facendo la BComm crei moneta, ma in realtà la quantità di denaro
reale esistente è sempre la stessa.
CONCETTO BASE 2) Se
la BComm concede prestiti significa che il debitore (chi ha ricevuto il prestito)
ha emesso un' OBBLIGAZIONE e che la BComm ha comprato tale titolo. Se a
chiedere il prestito è lo Stato, l'obbligazione che questo emette si chiama
TITOLO DI STATO.
[DOMANDA: quindi se io do 100€ alla banca, questa li
presta a qualcun altro? E se io rivoglio i miei 100€? RISPOSTA: se
paradossalmente tutti i correntisti andassero contemporaneamente in banca a
prelevare i loro depositi (cosiddetta “corsa agli sportelli” o “bank
run”), la banca non avrebbe denaro a sufficienza. Questa però è un
avvenimento più unico che raro, teorizzato sì, ma che non è successo nemmeno a
Cipro, o con lo scandalo Monte Paschi. A demotivare la corsa agli sportelli c'è
poi il FITD (Fondo Interbancario Garanzia Depositi): il Fitd è supervisionato
dalla Banca d'Italia ed è un consorzio istituito nel 1987 al quale tutte le
banche italiane (a eccezione delle banche di credito cooperativo che hanno
comunque una garanzia "gemella" come quella del Fitd) sono obbligate
ad aderire assieme alle banche extracomunitarie che hanno filiali in Italia.].
Ma torniamo alla questione della creazione della moneta.
Perché serve stampare moneta? Perché il correntista può chiedere alla banca
soldi che questa non ha, perché la banca stessa ha investito o prestato la
parte di depositi che non ha in riserva, perché crescono beni e servizi o, infine,
perché cresce l'inflazione...
Ora entriamo nel vivo della questione.
Come dicevamo la situazione fin qui esposta considera una
banca commerciale che ha in cassaforte un'obbligazione da 100€, facente capo o
allo Stato o anche ad un'azienda privata. Se alla banca commerciale (BComm)
servono, per i motivi visti sopra, 100€, li chiede alla BCE.
Come fa? Vediamo:
1) La BComm dà un
titolo di pari importo (100€ appunto), come garanzia, alla BCE, la quale stampa
l'equivalente.
2) Alla scadenza
del titolo (l'obbligazione), la BCE lo riconsegna al debitore (a chi l'ha
emesso), il quale riconsegna il nominale (100€) + gli INTERESSI (3€) [Nota bene: la banconota da
100€ che la BCE riceve indietro, la mette via per quando servirà ancora e
restano in gioco i 3€ degli interessi].
3) La BCE, dunque,
ha guadagnato 3€! Questo è effettivamente il SIGNORAGGIO. Quindi esiste,
esulteranno i complottisti!
Certo, ma chi se lo intasca?
Sempre da STATUTO, la BCE non può conseguire utili. Quindi
restituisce i 3€ allo Stato, il quale li userà in parte per pagare la gestione
della BCE (pagare stipendi, strutture...); una parte di questo pagamento andrà
a costituire la riserva della BCE, mentre la restante parte la BCE la trattiene
ma la renderà allo Stato sotto forma di imposte.
Ecco SMONTATA LA TESI DEI SIGNORAGGISTI: essi definiscono il
Signoraggio come differenza tra valore nominale e valore intrinseco della
moneta stampata. Era così una volta, intorno al '400, quando il Signore,
appunto, batteva moneta in metalli preziosi con valore nominale maggiore
rispetto al valore intrinseco, svilendo così la moneta. Era un meccanismo più semplice, ed il Signore guadagnava effettivamente su questa
differenza. Nella realtà attuale, né la BCE, né la BComm maturano un profitto.
Veniamo adesso alla questione della MONETA A DEBITO. Per
spiegare il concetto partiamo da queste domande: se i 3€ di interessi in realtà
non esistono, perché si dice che il prestito di denaro alle BComm da parte
della BCE ha generato un debito? Le
BComm sono realmente in debito verso la BCE e questa assorbirebbe le loro
risorse attraverso il prestito di Euro?
Se
il sistema economico fosse nato in questo momento, e solo io in tutto il mondo avessi
una banconota da 100€ e nessuno potesse stampare o coniare moneta, a chi mi
chiedesse di prestargli la banconota di sicuro non potrei chiedere Euro come
interessi; perciò alla scadenza del debito mi farei ridare i miei 100€ più,
supponiamo, 3 pesche, o qualche altro bene esistente e che si possa scambiare.
Se invece il sistema fosse più evoluto ed io e Tizio
avessimo banconote, Caio potrebbe chiedermi 100€ in prestito per piantare un
nuovo albero di pesche e venderle poi a Tizio. Caio avrebbe la possibilità di
restituirmi i 100€ + gli interessi (gli Euro che Tizio ha dato a Caio per comprare
le pesche). Poi magari Tizio vende le pesche al mercato a Sempronio, il quale ha
soldi anche lui, e li userà per comprare quel bene ecc. ecc...
In questo consiste la CIRCOLAZIONE DELLA MONETA, e la
VELOCITA' con cui questa passa di mano in mano in un determinato periodo di
tempo è un indice della salute dell'economia. All’inizio di questo percorso la
moneta è stata chiesta in prestito, quindi vi è stato un debito.
Cosa significa MONETA A DEBITO?
Il concetto deriva semplicemente dalla partita doppia: non
c’è nessun complotto dietro la questione. Vediamo contabilmente cosa succede:
La BCE, all’inizio del processo di circolazione della
moneta, ha un titolo di 100€ datogli dalla Bcomm che le ha chiesto una
banconota di pari valore. Nella partita doppia, la BCE registrerà: ATTIVO → Bot
+100.
Poi dovrà stampare i 100€ richiestigli e darli alla Bcomm: è
in questo istante che CREA MONETA e, facendolo, registrerà una PASSIVITA' di
100€, precisamente: PASSIVO → Deposito Bcomm +100.
A questo punto, la Bcomm ha i suoi 100€ (che non gli sono
stati regalati ma PRESTATI a fronte di un'OBBLIGAZIONE), perciò nel suo
bilancio registrerà un ATTIVO → Deposito c/o BCE +100. Poi li userà per darli
al cliente che glieli aveva chiesti, quindi in bilancio registrerà: PASSIVO
→Deposito cliente +100.
Di fronte a questa situazione, i SIGNORAGGISTI gridano al
COMPLOTTO, perché:
1- La BCE percepisce il reddito da signoraggio (ma abbiamo
spiegato sopra che in realtà non c’è alcun guadagno);
2- la Bcomm ha aumentato il deposito e quindi col meccanismo
della riserva frazionaria può creare nuova moneta creditizia (in realtà la
riserva frazionaria NON CREA MONETA: vedi sotto);
3- il privato ha solo incassato i 100€.
IN REALTA' essi non dicono cosa succede alla scadenza del
titolo, quando titolo e soldi + interessi, che non sono nati dal nulla, fanno
il percorso inverso. Nessun complotto; nessuna truffa. La BCE ha prestato
denaro richiestole; la BComm ha pagato un interesse e ha fatto fruttare i soldi
avuti in prestito; il singolo cliente può disporre di liquidità; la BCE
utilizzerà gli interessi ricevuti per pagare il proprio servizio, per
costituire la riserva, per pagare le tasse agli Stati. Come dicevo prima, non
vi è alcun profitto camuffato.
ULTIMA QUESTIONE: PERCHÉ LA RISERVA FRAZIONARIA NON CREA
MONETA.
I complottisti si sono inventati il nome di “signoraggio
secondario” nei confronti della riserva frazionaria, ad anche qui è errata l'ipotesi
da cui partono per dimostrare la truffa delle truffe,
secondo la quale una banca può prestare fino a 50 euro per ogni euro
raccolto, lucrando così sugli interessi.
L'errore sta nel moltiplicare erroneamente gli impieghi del
denaro prestato. Vediamo in dettaglio dove sta l’errore.
Quando una banca raccoglie capitali dalla clientela è
obbligata a trattenerne una parte (per fare i conti, supponiamo il 10%) sotto
forma di riserva obbligatoria. A seconda della politica aziendale, la banca in questione
può anche creare una riserva facoltativa, trattenendo un'altra parte del
deposito. Il resto lo può prestare. I soldi prestati verranno presumibilmente
spesi, andando ad incrementare il deposito di un terzo soggetto in un'altra
banca, che a sua volta presta i soldi raccolti dopo avere, a sua volta, trattenuto
una riserva ecc.
Ma c'è chi ignora tutto questo e pensa che le cose
funzionino in altro modo.
La singola banca, pensano costoro, raccolti 100 euro in
contanti e trattenuto il 10% sotto forma di riserva obbligatoria, ne presterebbe
90. Questi 90 vengono spesi ed andranno ad aumentare il deposito di un altro
soggetto in un'altra banca. Ora in cassa di quella banca ci sono 90 euro e si
immagina che la banca calcoli riserve del 10% e presti il resto (81 euro) e
così via fino a quando la cifra da prestare, cioè quella in cassa, diventa
zero.
Creiamo una tabella che raccolga i dati delle riserve e
delle casse di tutte le banche esistenti:
Riserva
|
Cassa
|
|
Prestito 1
|
10
|
90
|
Prestito 2
|
9
|
81
|
Prestito 3
|
8,1
|
72,9
|
…
|
…
|
…
|
Totale
|
100
|
900
|
Da questi dati sembrerebbe che la singola banca presterebbe
complessivamente 900 euro, ovvero 9 volte i 100 euro raccolti all'inizio:
esulteranno ancora i nostri amici signoraggisti! E se la riserva obbligatoria
fosse il minimo imposto dalla BCE, che oggi è del 2%, la banca creerebbe ben 50
volte la quantità di denaro depositato inizialmente!
Nella realtà non avviene nulla di tutto ciò. E' già possibile fare
una prima precisazione: la fetta del prestito che di volta in volta va in
riserva, diminuisce sempre di più la quantità di deposito che si può prestare,
fino ad avere, appunto, i 100€ di deposito iniziale in riserva.
Ma allora se in riserva ci sono effettivamente i 100€, da
dove vengono i 900€ che la banca ha in cassa? Per rispondere, aggiungiamo alla nostra
tabella una colonna che chiameremo Depositi.
Avevamo detto prima che “i soldi prestati verranno
presumibilmente spesi, andando ad incrementare il deposito di un terzo soggetto
in un'altra banca”; quindi nella colonna “depositi” andremo a scrivere tutti i
depositi di terzi presso tutte le banche esistenti.
Riserva
|
Cassa
|
Depositi
|
|
Prestito 1
|
10
|
90
|
100
|
Prestito 2
|
9
|
81
|
90
|
Prestito 3
|
8,1
|
72,9
|
81
|
…
|
…
|
…
|
|
Totale
|
100
|
900
|
1000
|
È questo il passaggio critico che gli amanti del signoraggio
secondario non ammettono, ovvero che tutti i depositi, effettuati dai clienti
nelle banche, sono di ben 1000€! Ed ora tutto torna, perché i 100€ sono in
riserva, e sono esattamente il 10% di 1000, ovvero dei depositi effettuati
successivamente.
I depositi però, per una banca, sono un DEBITO, perché
quando il cliente deposita una somma in banca, il cliente è CREDITORE della
banca!
Detto questo, ora la storia suona completamente diversa, e cioè:
depositati 100€, la banca mette in circolazione 900€, ma contemporaneamente si
indebita di 1000€!
Concludiamo con alcune considerazioni paradossali. Se i
signoraggisti avessero ragione:
1- il credito bancario sarebbe quasi infinito e l'abbondanza
di moneta renderebbe inutile l'esistenza della Banca Centrale.
2- gli impieghi delle banche dovrebbero superare, e di
molto, la raccolta e la banca non chiuderebbe mai un bilancio in perdita.
Incasserebbe inoltre interessi attivi su 90 euro a fronte di interessi passivi
pagati su soli 10 euro, ottenendo sempre utili. Ma basta leggere il bilancio di
una banca per capire che non è così.
3- se la riserva frazionaria non esistesse, ovvero se la
riserva fosse il 100% dei depositi, la banca sarebbe solo una grande cassaforte
e l'intero sistema finanziario moderno collasserebbe. Nessuno, compresi coloro
che chiederebbero questo tipo di sistema, potrebbero ricevere un prestito,
aprire una linea di credito, chiedere un mutuo, un leasing, un pagamento
dilazionato, avere un bancomat o una carta di credito ecc...
Personalmente consiglio a chi non sopporta l'idea che la
banca possa prestare il denaro che costui gli affida, anziché custodirlo
gelosamente, di prendersi una bella cassetta di sicurezza e di mettere lì tutto
quello che ha.
Questo sì che sarebbe uno smacco per chi lucra sul denaro
altrui! (1-continua)
ottima collaborazione! ^^
RispondiEliminaGrazie Lucas! Chissà che non sia l'inizio di una svolta per il blog: che riesca a diventare, come vorrei, una sorta di rivista on line, con un gruppetto di redattori, una pattuglia di poche persone intenzionate ad "inquinare" internet con i virus della cultura e della riflessione pacata. E' un'idea, per ora, più che un progetto. So che dovrei impegnarmici molto e il tempo, le risorse e le energie mi difettano... Ma spes ultima dea, perciò vedremo. Intanto grazie a Luca per la sua disponibilità. Largo ai giovani! Ciao!
RispondiEliminaIn attesa della seconda parte ho cercato di capire quale sia l'impatto in termini percentuali del mercato monetario sul totale del mercato globale. Non ho avuto molto successo.
RispondiEliminaNon credo di utilizzare i termini giusti ma, per capirsi, che malloppo costituisce la moneta rispetto all'economia complessiva ?
Scusa, non ho capito. Intendi la differenza tra moneta reale (le banconote e le monete) rispetto alla moneta fiduciaria (assegni, fidi...)?
EliminaCredo di sì :)
EliminaChe fetta è occupata dalle banconote e monete rispetto alla quantità di "soldi" che girano sotto qualsiasi forma ?
Non ho mai creduto nel fenomeno del signoraggio sotto la sua accezione complottista. O meglio, tutto c'ho che ho letto in passato mi portava in direzione opposta.
Detto questo mi ponevo quella domanda per cercare di confermare ancora una volta che chi sbraita contro il signoraggio, ha per l'ennesima volta beccato il problema (esistente nella sua testa) di minore entità tralasciando, come al solito, un'analisi più articolata.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCiao Matteo! Alla tua domanda può rispondere solo Luca, se vuole. Io non saprei proprio cosa dire. La questione della circolazione monetaria è davvero complessa: lo sapevo già, lo scritto di Luca me l'ha confermato per l'ennesima volta. Perciò hai ragione: chi sbraita contro il signoraggio ha beccato un non-problema, e non vede quelli più complicati. La seconda parte della lettera di Luca arriverà domani o dopodomani, non più tardi. A presto!
RispondiEliminaBella domanda. Provo a rispondere senza fare una lezione di economia, anche se qui apriamo 1000 porte!
RispondiEliminaAllora, diciamo subito che per controllare la stabilità dei prezzi (come dicevamo, obiettivo della BCE e dell'Unione Europea), bisogna controllare la quantità di moneta detenuta dal pubblico, e serve anche uno strumento per valutare l'evoluzione del sistema finanziario ed indirizzare le politiche economiche e fiscali.
Per fate tutto questo, si sono creati gli AGGREGATI MONETARI e per l'eurozona sono 3: M1 che comprende, sinteticamente, il contante ed i depositi a vista (cioè quelli immediatamente convertibili in contanti; M2 che oltre a M1 comprende depositi a 2 anni e quelli rimborsabili con un preavviso di 3 mesi, ed M3, il più vasto, che comprende oltre a M2 anche tutti gli altri prodotti finanziari (pronti conto termine, obbligazioni, fondi d'investimento...), cioè l'intero sistema monetario.
Quindi se ho capito bene la domanda, la potrei tradurre in: quanto pesa M1 all'interno di M3?
La risposta si trova nel sito della BCE, e l'ultimo comunicato che ho trovato riportava i seguenti dati (in milioni di €): M1=5,105.4, ovvero il 52% del totale; M2=M1+3885,8=8991,2 cioè il 92% ed M3=M2+782,1=9773,3 e siamo al 100% (non ho fatto i conti, ma ho copiato i dati del sito della BCE, quindi presumo che considerando gli arrotondamenti siano attendibili)
Quindi la moneta reale, ovvero il contante, rappresenta il 52% del totale della moneta totale.
[Per approfondimenti fare riferimento agli "aggregati monetari"]
Ciao!
Ciao non so se leggerete mai questo commento..ma due cose tra le tante non mi sono chiare..
RispondiEliminaA) in quale articolo dello Statuto della BCE c'è scritto che gli utili sono ripartiti ai singoli STATI?
B) al momento della richiesta dei 100€ da parte della BComm la BCE riceve un BOT da 100€ iscrivendoli in DARE in quanto V.F.A. (+ crediti) ma al momento della stampa iscrive contemporaneamente in AVERE 100, si ma perchè? non è un V.F.P. perchè non c'è diminuzione di credito o diminuzione di debito, ne tanto meno un'uscita in quanto esce qualcosa appena creato che prima non era iscritto nel bilancio..se invece la iscrive come una V.E.P. perchè la considera un ricavo di esercizio quando andrà a quadrare la scrittura al momento dell'estinzione del credito, rileverà in AVERE una V.F.P per 100 (- debiti) e in DARE un'entrata di cassa????
e comunque sia a fine dei conti la BCE da 100€ dal nulla (li ha stampati su che base? dando qualcosa in controvalore? rinuncia a qualcosa per stampare quei 100€) e incassa 100€ dalla BComm.....a casa mia la BCE ha guadagnato almeno 100€, non consideriamo gli interessi!
Gentilissimo signor Murgioni, la ringrazio per il suo intervento che, da quel che riesco a capire, mi sembra scritto da persona competente. Però le dico subito che non sono in grado di risponderle. Sono l'amministratore del blog nonché autore di quasi tutti i post pubblicati; ma non di questo (e di quello successivo) sull'euro e sul signoraggio: l'autore in questi due casi è stato Luca Capomagi, mio ospite nel blog, perciò è a lui che girerò le sue obiezioni. Tenga presente che ci vorrà un po' di tempo per avere la risposta: ho letto solo ora il suo commento, tra pochi istanti lo spedirò a Luca che potrebbe impiegare qualche giorno a rispondermi. Ma stia sicuro che appena l'avrò la posterò qui, in modo che lei possa leggerla. Torni ogni tanto a vedere se c'è la risposta, così, magari, potrebbe approfittarne per leggere ancora qualcosa. La ringrazio di nuovo e la saluto cordialmente.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaDomande interessanti. Premetto innanzitutto che nella mia spiegazione, per ovvi motivi di redazione, ho estremamente semplificato la realtà ma cercando di non modificarla anche omettendo vari passaggi.
EliminaDetto questo, provo a rispondere alla prima domada:
Articolo 33:
Il profitto netto della BCE deve essere trasferito nell'ordine seguente:
a) un importo stabilito dal consiglio direttivo e che non può superare il 20% del profitto netto viene trasferito al fondo di riserva generale entro un limite pari al 100% del capitale;
b) il rimanente profitto netto viene distribuito ai detentori delle quote BCE in proporzione alle quote sottoscritte."
(Fonte http://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_statute_2.pdf )
Dato che le azioni BCE sono completamente in mano alle bance centrali nazionali, questo vuol dire che almeno l'80% del profitto della BCE è distribuito alle BCN. Nulla va in mano a nessun'altro tipo di società privata o pubblica. Infatti la rimanenza costituisce fondo di riserva e non può superare il valore del capitale (quindi non può crescere indefinitamente a meno che non si decida di aumentare il capitale).
Una volta che il fondo di riserva ha raggiunto il valore del capitale infatti, il punto a) diventa inapplicabile, e tutto l'utile viene distribuito alle BCN.
Per quanto riguarda la seconda domanda, provo a spiegarmi meglio.
La BCE registra un PASSIVO quando presta i soldi alla BComm per lo stesso motivo per cui la BComm registra un PASSIVO quando presta i soldi al cliente. Ed è anche lo stesso motivo per cui in una vendita, il venditore registra in DARE una VF+: Credivi v/clienti (+crediti) ed in AVERE una VE+: Merci c/vendita (+ricavi).
Nel nostro caso la BCE è l'azienda che vende denaro, per cui registra, al momento della consegna della banconota alla BComm: DARE, VF+: Crediti v/banca comm ed AVERE, VE+: Banconota c/vendita (per capirsi).
Ho odiato la ragioneria tutti gli anni di università, ma questa volta non dovrei aver fatto confusione ed attendo un riscontro.
Saluti
Luca
Grazie, Luca, per la tua dotta risposta. Attendiamo cosa ne dirà il nostro lettore, che mi è sembrato persona competente. E' il bello di un blog: avere commenti ex professo, ai quali dà piacere rispondere. Peccato che io non abbia le competenze adatte per partecipare all'interessante conversazione. Ciao!
EliminaVi ringrazio entrambi per aver cercato di fugato i miei dubbi, che però continuano a persistere e "brevemente" provo a spiegarvi perchè:
RispondiElimina1) Supponiamo che la BCE ottenga un utile di 1.000.000€ (un milione)..
200.000€ li accantona nel fondo riserva generale come previsto dal punto a) dell'art.33 (supponendo che questo sia ancora possibile, ovvero che la riserva generale non abbia già un entità uguale al capitale sociale).
Dopodichè, i restanti 800.000€ vengono ripartiti proporzionalmente tra i soci della BCE; come possiamo vedere dall'allegato qui sotto la Banca d'Italia possiede il 12,45% della BCE.
Di conseguenza, alla Banca d'Italia spetta il 12,45% di 800.000€ ovvero 99.600€...la Banca d'Italia aggiungerà questi 99.600€ al suo utile o comunque sia alle sue riserve andando a rafforzare la situazione patrimoniale di un ente che è, de facto, privato poichè composto al 95% da banche e assicurazioni private e solo per il 5% da INAIL e INPS; a niente serve parlare di ente privato poichè la sostanza prevale sulla forma.
Se l'utile fosse completamente distribuibile, banche e associazioni private incasserebbero 94.525€ di utile.
Nella realtà questo non è possibile ma quei 99.600€ possono esserne distribuiti solo 5.976€, gli altri 93.624 vanno a rafforzare le riserve o comunque potrebbero essere investiti per ottenere profitti, addirittura, maggiori.
Le riserve sono comunque un patrimonio della Banca D'Italia e dei suoi azionisti, che potrebbero vedere facilmente liquidato il loro investimento in caso di cessione della quota (dove l'acquirente paga anche la quota delle riserve dell'impresa in mano al cedente) o in un caso, seppur molto molto remoto, di scioglimento della Banca d'Italia.
In conclusione, non mi sembra giusto dire che:
a) le banche nazionali e di conseguenza la BCE (almeno per la parte italiana) siano banche pubbliche. è inutile definire un qualcosa pubblico solo per la dicitura "ente pubblico", se poi il 95% è in mano a privati;
b) gli utili vengano conseguiti dagli Stati; guardando lo Stato Italiano, questo, riprendendo l'esempio precedente, consegue solo 4.980€ degli utili dell'esempio (sempre ipotizzando che gli utili siano completamente distribuibili e che INAIL e INPS siano completamente in possesso, diretto o indiretto, dello Stato italiano).
Queste due conclusioni sono a mio parere inconfutabili, almeno fino quando qualcuno non mi convince, dimostrandolo, del contrario; con questo intendo dire che non basta affermare "la Banca d'Italia è denominato come ente pubblico, quindi i suoi utili non vanno ai privati".
2) come hai giustamente detto tu, cordiale Luca, la BCE realizza un ricavo..ho pensato a lungo ad un esempio da farti ma per me è così palese che la BCE ottenga un guadagno puro realizzato da VALORE NOMINALE + INTERESSI - COSTI DI STAMPA, perchè in cambio non da niente ma presta soldi che crea o ha creato dal nulla.
Ha creato valore senza avere un controvalore in oro o in argento o in qualsiasi altra cosa; ha creato valore semplicemente prendendo un foglio di carta e scrivendo 100€, dopodichè ha dato valore a quei soldi, imponendo quel conio come moneta legale.
http://www.ecb.europa.eu/ecb/orga/capital/html/index.it.html
http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pdf
Vi ringrazio per l'attenzione, scusate eventuali errori grammaticali, ma la giornata è stata lunghissima e l'orario è tardo.
E' sempre un piacere rapportarsi con persone, che pur avendo un pensiero diametralmente opposto al mio, sono educate e cortesi.
Tanti saluti ad entrambi.
Caro Giovanni, ha perfettamente ragione! E' sempre un piacere confrontarsi con persone cordiali, anche se la pensano in modo diverso da noi. Anzi, credo proprio che questo sia il sale che rende feconda la democrazia: il dialogo, il confronto civile senza rabbia, senza insulti, senza minacce o intimidazioni. Sulla questione BCE-UE, ad esempio, potrebbe avere ragione lei, potrebbe aver ragione Luca (e il sottoscritto), solo il tempo futuro lo dirà. Ma noi che viviamo nel presente abbiamo la difficile missione di capire cosa sta accadendo, senza godere del privilegio dei posteri che sapranno la risposta. Per questo nessuno deve urlare sostenendo di aver capito tutto e di sapere esattamente dove andremo a finire; per questo serve tolleranza, non fanatismo; per questo servono dialogo e capacità di accettare compromessi, anche con chi non la pensa come noi. Perché tutti noi viviamo nel presente e siamo sulla stessa barca, con la stessa difficile missione da compiere: capire dove stiamo andando. Riguardo alla sua domanda, la girerò come al solito al dotto Luca. Ora posso tentare soltanto una parzialissima risposta ad un aspetto del suo commento: la questione della definizione di "ente di diritto pubblico". Tale denominazione, per legge, non viene attribuita solo agli enti controllati in modo esclusivo dallo Stato, ma a qualsiasi ente che, sotto l'influenza dello Stato, svolga una "funzione pubblica". Questa funzione consiste nell'erogare un servizio o una prestazione che soddisfino bisogni di "carattere generale" e che siano non a carattere industriale o commerciale. Così ha stabilito la Corte di Giustizia dell'Unione europea nella sentenza del 10 novembre 1998 (che troverà online). Lo Stato può svolgere soltanto un'azione di "influenza", non deve essere necessariamente l'unico proprietario dell'ente. Questo per quanto riguardo l'acquisizione della denominazione "ente di diritto pubblico". Più in generale, la questione relativa a cosa si debba intendere per pubblico e per privato credo che in Italia sia inquinata da visioni e distorsioni ideologiche. Faccio un esempio: una società di mutuo soccorso che ha erogato un sussidio sanitario ad un suo socio che ha subito un intervento chirurgico costoso in una clinica privata, ha svolto un "servizio pubblico", anche se quella società non è lo Stato, ma, appunto, un'associazione privata. Analogamente: se una scuola privata insegna ai suoi studenti le materie che servono per conseguire il diploma di ragioniere, ha svolto un servizio pubblico, anche se essa è privata, ovvero di proprietà di una società o di un singolo individuo. Naturalmente né nel primo caso, né nel secondo avremo "enti di diritto pubblico", ma avremo società che svolgono servizi pubblici. Il compito dello Stato, in questi esempi, non dovrebbe essere quello di diventare proprietario delle attività, né di gestirle, ma di disciplinarle stabilendo le regole che si devono rispettare per erogare quei servizi. Questo tipo di welfare è sperimentato da decenni in molti paesi europei e ha dato ottimi risultati: me ne sono occupato in un post di questo blog:http://tersite-carlocerioni.blogspot.it/2012/12/sanita-e-istruzione-la-crisi-del.html. Da noi molti pensano che "privato" sia sinonimo di "corrotto", "furbo", "evasore", mentre ritengono che ciò che è "pubblico" debba essere di proprietà esclusiva dello Stato: come se questo fosse garanzia di efficienza, serietà, onestà. In Italia, insomma, si confonde pubblico con statale, a causa di decenni di propaganda ideologica contro il "rischio d'impresa". Forse è ora di modificare questa direzione e di capire che lo Stato può anche avere il compito di disciplina, non necessariamente di proprietà e/o gestione. Con simpatia, a presto!
RispondiEliminaMi sembra che la risposta di Carlo sia quanto mai esauriente e precisa, per quello che riguarda la definizione di ente pubblico.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'affermazione: "...ha creato valore senza avere un controvalore in oro o in argento o in qualsiasi altra cosa; ha creato valore semplicemente prendendo un foglio di carta e scrivendo 100€, dopodichè ha dato valore a quei soldi, imponendo quel conio come moneta legale", credo che sia la storia a darci una risposta.
Partendo dalla storia dell'uomo ad oggi, a grandi linee si è passato dal baratto, alla convertibilità in oro, al sistema monetario attuale.
Ognuno di questo è stato la naturale evoluzione del precedente, perchè il sistema economico non è un'imposizione divina, ma un'invenzione dell'uomo, che lo adatta al periodo storico ed alla situazione socio economico e politica del presente.
Cercare di tornare ad un sistema del passato, secondo me non ha senso, perchè se è passato, appunto, evidentemente qualcosa non ha funzionato (altrimenti perchè introdurne uno nuovo?)
La storia, per nostra fortuna, è passata anche attraverso il sistema aureo, che dal 1815 al 1914 è stato il sistema su cui si basava la creazione della moneta (della base monetaria appunto), e conoscendolo si può capire perchè è stato abbandonato.
Il gold standard (circolazione cartacea convertibile totalmente in oro) prima ed il gold standard exchange ( il valore della quantità di banconote emessa era un multiplo del valore dell'oro posseduto dallo Stato) poi, garantiva cambi fissi, ma il problema è quello di gestire i deficit commerciali che si verificano quando un paese acquistava da un altro beni e servizi in valore superiore al valore delle vendite. Con gli accordi di Bretton Woods del 1944 i deficit commerciali vengano compensati con flussi di capitali provenienti dai paesi in surplus. Per farla breve, i problemi legati alla corrispondenza tra riserva aurea e moneta circolante furono:
1) lenta espansione della base monetaria, in quanto per poterlo fare occorre acquistare oro (e viceversa)
2) La scoperta di nuove miniere ha effetti inflattivi in una data economia; al contrario quando non venivano scoperte nuove miniere o quando per i più diversi motivi l'oro non poteva giungere nei paesi che lo richiedevano, l'offerta di moneta non poteva aumentare adattandosi alle esigenze dell'economia reale, con effetti deflattivi.
Purtroppo è impossibile spiegare in questa sede, in maniera esaustiva, gli effetti di cambi fissi o flessibili in economia, e tantomeno la storia economica degli ultimi 150 anni, ma per avere un quadro completo della situazione attuale, serve conoscere ciò che è stato.
Alla luce di questo recente passato, mi chiedo perchè oggi molti vogliono che dietro a 100€ ci sia un lingotto d'oro?
Se poi si vuole tornare alla Lira...bhè, rimando all'altro mio articolo.
Grazie per la possibilità di commentare in modo così cordiale e costruttivo
La definizione di ente pubblico è perfetta, niente da dire; ma non per questo si può dire che siccome le banche centrali sono un ente pubblico, i loro guadagni siano pubblici! i loro guadagni sono privati perchè i dividendi vengono assegnati in base alla partecipazione azionaria, non in base al tipo di ente.
RispondiEliminaLuca ho apprezzato l'ottima spiegazione dell'evoluzione della moneta nel corso della storia, ma di fatto non hai risposto a nessuna delle mie affermazioni, nè tanto meno hai provato a confutarle, uscendo a mio parere fuori tema (seppur con una spiegazione breve ma di ottimo livello).
Comunque, concordo con te, infatti io non propendo per un ritorno alla lira per risolvere i nostri problemi o tanto meno il ritorno al gold exchange standard, ma ti pongo un quesito.
Perchè devono essere le banche centrali (possedute da privati) a dover stampare la moneta?
Non può farlo lo Stato quale ente supremo di sovranità popolare?
Perchè lo Stato non può comandare la politica monetaria, ma deve affidarla a terzi, sui quali non ha nessun controllo lo Stato stesso e tanto meno lo ha il popolo?
"ma non per questo si può dire che siccome le banche centrali sono un ente pubblico, i loro guadagni siano pubblici! i loro guadagni sono privati perchè i dividendi vengono assegnati in base alla partecipazione azionaria, non in base al tipo di ente."
RispondiElimina"Perchè devono essere le banche centrali (possedute da privati) a dover stampare la moneta? Non può farlo lo Stato quale ente supremo di sovranità popolare? "
Quindi il problema è che la BCE è privata, perchè le quote sono possedute dalle Banche Centrali Nazionali che a loro volta sono detenute da società private? Se così fosse sarebbe davvero uno scandalo!
Vediamo se me ne convinco anche io:
PREMESSA: Secondo l'articolo 13 del TUE, il sistema europeo della Banche centrali, formato dalle istituzioni degli Stati che aderiscono all’euro più la stessa Bce, è indipendente secondo il Tue, ed ha come primo obiettivo la stabilità dei prezzi (la FED americana invece ha come obiettivo la crescita economica).
E' lo stesso sito della BCE che ci elenca chi sono i suoi azionisti e come sono divise le quote: https://www.ecb.europa.eu/ecb/orga/capital/html/index.it.html
La Banca d'Italia ha il 12,5% del capitale.
Bene, allora vediamo di chi è la Banca d'Italia. Se fosse privata allora si, sarebbe uno scandalo!
Il fatto è che...le quote di partecipazione al suo capitale sono per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, , per il 5,66% di enti pubblici (INPS e INAIL)!!!
C'è un PERO' che smonta tutta quanta la storiella e che (non è il nostro caso ma mi piace ricordarlo) i sostenitori delle teorie del complotto guarda caso omettono, fermandosi al fatto che la banca d'Italia è in mano ad istituti privati.
Vediamo qual'è questo PERO':
Il nostro istituto centrale è effettivamente formato da azionisti che sono ora banche private, ma che una volta erano pubbliche. Bankitalia (quanto odio questo nome tanto caro ai giornalisti e tanto di moda) però è un’istituzione dello Stato italiano, regolata da una legge del 1936, come ha ricordato la Cassazione nel 2006.
La Cassazione, con la sentenza 16751 a sezioni riunite del 21 luglio 2006, ha affermato che la Banca d’Italia “non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico secondo l’espressa indicazione dell’articolo 20 del R.D. del 12 marzo 1936 n.375“. La banca, pertanto, segue regole di funzionamento differenti da quelle di una normale società per azioni, come si evince anche dallo statuto, che assegna ai soci un numero di voti non proporzionale alle azioni possedute (limitando i voti dei soci maggiori). Gli azionisti di Banca d’Italia sono le banche (oggi private) che discendono dagli istituti di credito (all’epoca pubblici) che nel corso del tempo sono entrati nel suo capitale. La Banca d’Italia è stata una società per azioni fino al 1936. In quell’anno venne convertita in Istituto di diritto pubblico dall’articolo 3 della legge bancaria del 1936 (ovvero il sopra citato regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni e integrazioni). CONTINUA
Diciamo che esiste una proprietà formale in capo ad azionisti oggi privati, ma la Banca opera nell’ambito del diritto pubblico. Ciò implica, ad esempio, che lo status giuridico di ente pubblico esclude la possibilità di fallimento della Banca d’Italia e, tramite il suo intervento nei casi di crisi, la possibilità di fallimento delle banche private, garantendo la stabilità dell’intero sistema bancario italiano. Il capitale sociale della Banca ammonta a soli 156.000 euro, versati nel 1936. Secondo l’articolo 3 dello statuto il capitale sociale “è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge“. Le quote di partecipazione sono costituite da certificati nominativi (art.4). Ai soci sono distribuiti dividendi per un importo fino al 6% del capitale e, su approvazione del Consiglio Superiore, un ulteriore 4% del valore nominale del capitale (art.39), cui si aggiunge “una somma non superiore al 4% dell’importo delle riserve” quali risultano dal bilancio dell’anno precedente prelevata dai frutti annualmente percepiti sugli investimenti delle riserve, sempre su approvazione del Consiglio superiore (art.40). Gli utili netti vengono per il resto distribuiti come segue. Il 20% degli utili netti conseguiti deve essere accantonato al fondo di riserva ordinaria. Col residuo, su proposta del Consiglio superiore, possono essere costituiti eventuali fondi speciali e riserve straordinarie mediante utilizzo di un importo non superiore al 20% degli utili netti complessivi. La restante somma è devoluta allo Stato. (art 39).
RispondiEliminaDetto questo mi pare che sia chiaro che la Banca d'Italia, e quindi la BCE NON sono enti privati, ed i loro guadagno NON vanno in mano ai privati.
"Perchè lo Stato non può comandare la politica monetaria, ma deve affidarla a terzi, sui quali non ha nessun controllo lo Stato stesso e tanto meno lo ha il popolo?"
Appurato che non la affida a terzi, il motivo della costituzione della BCE è appunto quello di limitare l'inflazione nell'area Euro, eliminando il rischio di cambio ed annullando le politiche di svalutazione competitiva (beggar-thy-neighbor) per attrarre capitali esteri, su cui l'Italia basava la sua economia. Questo per dire che se fosse lo Stato a comandare la politica monetaria, lo farebbe sempre a scapito del vicino, innescando un circolo vizioso che ha come ultimo risultato l'annullamento degli effetti sul tasso di cambio (io svaluto, tu svaluti, io svaluto, tu svaluti, siamo punto e a capo) ed una recessione generalizzata. Questo sistema fu tra le cause della crisi globale del 1920.
La domanda da porsi per poter costruire qualcosa di meglio, secondo me, non è "chi ci guadagna con l'Euro", ma "cosa non funziona nella zona Euro?"
Sempre secondo il mio modestissimo parere, l'Europa è nata "storpia" e se non fosse solo una mera unione monetaria, ma anche politica (e chi glielo spiega ai complottari che sarebbe meglio che l'Italia ed ogni altro Paese europeo, cedesse anche la sovranità politica?), fiscale e giuridica, come avviene per gli Stati Uniti d'America, staremmo qui a discutere di qualcosa di più costruttivo. Nella mia sfera di cristallo vedo che tra X anni, il parlamento Europeo acquisterà più potere, potere che i singoli Stati delegheranno a questo, e finalmente si avranno gli Stati Uniti d'Europa.
Carissimi Giovanni e Luca, grazie per i vostri contributi. Sono orgoglioso di aver ospitato il vostro dibattito. Proseguite pure quanto volete, purché manteniate sempre questo stile: correttezza, rispetto e argomenti ragionati. Bravi! Un grazie particolare a Luca che si è sobbarcato per intero l'onere di trovare le risposte alle obiezioni di Giovanni. Se ci incontriamo, Luca, ti devo come minimo un aperitivo! Chiudo queste poche righe con una valutazione personale sulla questione che state dibattendo. Non sono mai stato un entusiasta sostenitore della UE; ma la ragione dei miei dubbi è precisamente quella chiarita da Luca, di cui condivido in pieno l'opinione: un'unione solo monetaria non basta, non può bastare. Occorre l'unione politica, non possiamo tornare indietro. La storia degli stati nazionali ci dice che questa costruzione politica, nata nel XV secolo, ha generato progresso e civiltà, ma anche squilibri, conflitti, guerre, dittature. Dopo la seconda guerra mondiale l'Europa semidistrutta decise di avviare il processo di integrazione, proprio per non ricadere più nei medesimi errori del recente passato: queste furono le motivazioni alla base dei Trattati di Roma del 1957, esito, a loro volta, di un percorso di collaborazione iniziato nel 1947-48. Se poi il processo si è arenato, proprio nel momento in cui gli Stati avrebbero dovuto cedere una parte della propria sovranità, le ragioni sono molte, dalla guerra fredda all'opposizione della Francia al progetto CED (Comunità Europea di Difesa,1952). Proprio quest'ultimo episodio è significativo: le creazioni di un esercito europeo e di un comando integrato, se si fossero realizzate allora, avrebbero obbligato gli Stati europei a pretendere organismi politici comunitari di controllo delle armi, organismi dotati di reali poteri di intervento. La difesa e la guerra, come si sa, sono questioni troppo serie per essere lasciate nelle mani dei militari. L'opposizione alla CED venne dalla Francia (per ragioni che sarebbe troppo lungo affrontare qui, ma non per motivazioni "nobili") e dagli Usa. Non si dimentichi che anche oggi tra coloro che soffiano sul fuoco della crisi dell'euro ci sono poteri e opnion makers statunitensi. Strano che i complottisti non se ne siano mai accorti. In conclusione, ci conviene farla finita con l'Europa? Secondo me no, ma della questione mi sono già occupato, non ripeterò quanto ho scritto nel post http://tersite-carlocerioni.blogspot.it/2012/08/farla-finita-con-leuropa.html. Un caro saluto a entrambi!
RispondiEliminadovreste rivisitare (e di molto) questo articolo pro-IGB.
RispondiEliminaspero vi sarà stato chiaro il messaggio della Banca d'Inghilterra del 2014:
1. le nozioni sui libri universitari sono ERRATE;
2. la banca commerciale CREA denaro dal nulla, senza attenersi alla "raccolta" precedente.
ciaociao!